Tra i vari scritti dei padri della Chiesa che riguardano tali restrizioni spicca sicuramente il pamphlet Adversus Jovinianum (Contro Gioviniano), in cui San Girolamo afferma con molta vitalità l’importanza della scelta vegetariana per un cristiano[1] e Da sottolineare che già nel 393 dunque san Girolamo aveva compreso con chiarezza l’inutilità della sperimentazione e dell’utilizzo degli animali nella medicina :

«Se infatti tutto ciò che vive (come sosteneva Gioviniano, n.d.a) e si muove è stato creato per essere mangiato dall’uomo mi si risponda perché allora gli elefanti? Perché i leoni? Perché gli orsi, i leopardi, i lupi? Perché le vipere, gli scorpioni, le cimici, le zanzare e le pulci? Perché l’avvoltoio, l’aquila, il corvo, lo sparviero? Perché la balena, il delfino, la foca, e le piccole lumache sono state create?».

Girolamo non obbliga nessuno ad astenersi dalla carne, ma ne consiglia vivamente l’astinenza se si vuole essere perfetti.

Scrive Criscuolo: “il santo si dedica a confutare una tesi che Gioviniano non aveva espresso ma che allora come oggi è spesso utilizzata per giustificare la legittimità della dieta carnivora: siccome tutti i popoli mangiano carne, allora mangiare carne è naturale e giusto. Egli esamina tutte le usanze alimentari dei popoli più diversi, e conclude che per un popolo risulterebbe letteralmente disgustoso il cibo che un altro popolo considera una leccornia: «a noi latini farebbe schifo infatti mangiare i vermi, come fanno i frigi». Presso altri popoli poi sono vietati alcuni alimenti rari quasi fossero tabù, ma in realtà queste proibizioni derivano esclusivamente dalla rarità del’alimento, come il maiale presso gli arabi o il vitello in Oriente, che sarà addirittura vietato da un decreto imperiale. Inoltre ricorda che presso molti popoli (all’epoca ancora in Scozia), erano soliti mangiare carne umana e si chiede se anche questa sia una cosa naturale.

Ognuno si conforma alla disponibilità e alle usanze del luogo dove nasce; «il cristiano però» continua san Girolamo «non deve conformarsi alle usanze del luogo dove è nato, ma deve conformarsi alle leggi del luogo dove risorgerà», ovvero del Regno di Dio e dovrà usare parametri non di questo mondo ma del Regno dei Cieli.”

«anche se l’umanità intera si trovasse d’accordo sulla scelta di mangiare carne, l’uso della carne resterebbe controindicato per quell’essere casto e celeste che è il cristiano».

 

Testo tratto da “il vegetarianesimo di ispirazione cristiana”  pag. 70

[1] Si veda Renato Criscuolo in “collaboratori del creato”, l.e.f edizioni