La dieta vegana nella prospettiva escatologica della Bibbia.

La prospettiva biblica ha bisogno di essere compresa nella sua interezza profetica e teologica: vi è un inizio, una caduta dell’umanità, una possibilità di rialzarsi ed una fine che coincide con l’inizio (“Io Sono il primo e l’ultimo” Ap 1,17[1]) perché il Verbo che tutto ha creato si realizzi nella pienezza del tempo.

Il centro della Bibbia per il cristiano e la venuta di Gesù Cristo nel mondo (“Veniva nel mondo la luce vera” Gv 1,9) presenza stessa di Dio che permette attraverso il Suo sacrificio per noi (cfn:Isaia 53) la possibilità per l’Uomo di tornare all’immagine e somiglianza del Padre, così come fu creato in principio: “Dio creò l’uomo a Sua immagine, a immagine di Dio la creò; maschio e femmina li creò” (Genesi 1,27).

Quindi la storia dell’uomo è così sintetizzabile (le seguenti tappe saranno spiegate dettagliatamente in seguito) :

  1. Creazione perfetta del mondo e creazione armonica dell’uomo[2]: in questo stadio edenico l’uomo vive in piena e totale armonia con Dio ed in conseguenza con gli altri uomini e con tutto il Creato, specialmente con gli animali a lui (uomo) simili, in questo stadio l’uomo (e l’animale) è vegetariano.
  2. Caduta: l’uomo sceglie liberamente e in parte consapevolmente di rinunciare all’armonia con Dio (sceglie cioè il peccato), rinunciando a questo perde di conseguenza l’armonia con il suo simile e con il creato intero, animali compresi.
  3. Venuta di Gesù Cristo che abilità nuovamente l’uomo a tornare “figlio di Dio” permettendogli di ritornare allo stadio pre-peccato poiché si addossa su di sé il peccato umano: Dio si rende uomo affinché l’uomo possa tornare divino.
  4. Venuta escatologica del Regno di Dio sulla terra, quando l’uomo tornato allo stadio pre-peccato riacquisirà l’armonia primordiale e farà così in modo che tutto il creato -a lui sottomesso- possa tornare all’armonia iniziale; i santi vivono questo stadio.
  5. “Nuovi cieli e nuova terra” in cui Dio dimorerà insieme con gli uomini in uno status di assenza di peccato.

Il primo punto appartiene alla Genesi, l’ultimo all’Apocalisse: in mezzo ci sta tutta la storia dell’uomo con al centro Gesù Cristo.

Per poter permettere la comprensione escatologica occorre andare a visionare quale era la situazione iniziale dell’uomo nella prospettiva biblica:

Dio pone l’uomo come custode della creazione, alle sue mani viene affidato interamente l’andamento del creato (“curate e guidate[3] i pesci del mare, gli uccelli del cielo ed ogni essere vivente che striscia sulla terra” Gen 1, 28) da cui se ne deduce anche che ogni azione umana ha effetti sull’intera creazione (Cfn: San Paolo, lettera ai romani 8), il creato diviene una sorta di “misura” e di “specchio” del cuore dell’uomo; al termine della creazione Dio dice che ciò che aveva fatto era cosa “molto buona” (Genesi 1,31).

In questo stadio l’uomo era vegano, così come tutti gli animali: “Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra nei quali vi è alito di vita, Io do in cibo ogni erba verde” Gen 1,29-30.

Quindi nella prospettiva iniziale di Dio era contemplata una visione completamente armonica della creazione, dove non esisteva violenza (essa sarà poi il frutto dell’allontanamento da Dio); l’uomo sapeva essere custode di ciò che Dio -padrone della creazione- gli aveva affidato.

afferma Benedetto XVI nel messaggio del 1 gennaio 2010[4].

Ad un certo punto l’uomo sceglie liberamente di allontanarsi da questo progetto, sceglie quello che la teologia definisce il “peccato” che procura nel cuore dell’uomo una frattura immensa che lo separerà definitivamente (fino alla venuta di Cristo) da Dio e quindi da tutta l’armonia che questo legame d’amore determinava; a farne le spese non sarà solo l’uomo ma l’intero creato perché a lui è stato affidato e dunque egli ne è responsabile come “amministratore” (Cfn: la parabola dell’amministratore, Luca 12,43) come conseguenza di ciò il creato si trova suo malgrado a sottostare alla caducità dell’uomo (Romani 8,15).

dice sempre il Papa Benedetto XVI (nel discorso poc’anzi citato).

La perdita dell’unione con Dio si riflette “istantaneamente” nella perdita dell’armonia con l’uomo e il creato; troviamo infatti nelle pagine immediatamente successive il conflitto fra fratelli (Caino ed Abele, cfn: genesi 4) e l’inizio del consumo di carne (genesi 9); questa frattura si ripercuoterà poi su ogni aspetto della vita dell’uomo: nel campo della sessualità (Sodoma e Gomorra, genesi 19), portando l’umanità alla divisione (Babele, genesi 11) che renderà l’uomo schiavo (Egitto) e terribilmente lontano (Babilonia) dal suo luogo di “residenza” per cui è stato creato:il Regno di Dio.

Ritornando sui passi riguardanti il creato, subito dopo il peccato troviamo una situazione così decaduta che la Genesi spiega la necessità di costruire l’arca in cui l’uomo fedele a Dio (Noè) deve condurre l’uomo e gli animali verso la salvezza: anche qui troviamo la prospettiva escatologica dell’uomo che può/deve portare alla salvezza l’intera creazione a lui affidata.

E’ interessante notare come la parola ARCA richiami il verbo ARCHEUO, lo stesso usato in genesi 1,26 e tradotto dai settanta come “custodire,guidare” riferito alla creazione; anche nell’episodio dell’arca emerge infatti questa guida dell’uomo servo di Dio nei confronti degli essere viventi.

(D’Agui Bruna, 2007).

L’uomo fedele a Dio, rappresentato in Noè, deve infatti guidare tutta la creazione (e non solo se stesso e la propria specie) memore del comando divino iniziale; da qui è ovvio comprendere come la moderna posizione anti-specista racchiuda in sé una visione contraria alla Bibbia: non basta che l’uomo non faccia del male agli animali (antispecismo) ma è necessario invece che egli si faccia carico di tutte le creature a lui sottoposte.

La storia del popolo di Dio, che è la storia dell’umanità e la storia della vita spirituale di ogni uomo, procede poi di caduta in caduta ma nella direzione del ritorno verso il Regno di Dio, la Gerusalemme celeste patria dell’uomo che ha saputo ritrovarsi con Dio. Il vertice è la venuta di Cristo. Ma ancora prima (storicamente) della venuta di Gesù, Dio ha dato potenti mezzi per aiutarci nel ritorno a casa: la Legge e i Profeti.

La legge sono i dieci comandamenti ricevuti da Mosè sul Sinai ricevuti direttamente da Dio [da non confondersi con la legge di Mosè o casistica ebraica, che sono le leggi fatte da Mosè –e non solo- per guidare il popolo nello stato (anche civile, sociale e storico oltreché spirituale) in cui versava Israele. Infatti mentre la legge di Mosè e la casistica ebraica sono una sorta di “codice civile e penale” per quello che il popolo comprendeva, adattando anche la legge di Dio ai propri bisogni e gradi di comprensione; la Legge di Dio è immutabile ed eterna e vale per ogni uomo di ogni epoca: questi sono i 10 comandamenti]

Tra i 10 cardini della Legge Divina troviamo, al quinto comandamento: NON UCCIDERE (Deuteronomio 5,17); è evidente che il non “uccidere” è riferito ad ogni vivente, perché si uccide ciò che vive, qualunque “forma” quella Vita abbia; nella Bibbia la vita è identificata col sangue (Genesi 9 e altri).

Per troppo tempo nella storia dell’uomo dell’antico testamento il comandamento “non mangerai la carne con il suo sangue” espresso da Dio in Genesi 9 (già era avvenuto il peccato) è stato paradossalmente trasmutato in dissanguare la carne prima di mangiarla, oppure -ancora oggi- volendo limitare il comandamento “non uccidere” al solo genere umano: questa seconda accezione è negata dalla Bibbia stessa che dice “infatti la sorte degli uomini e delle bestie è la stessa…c’è UN SOLO SOFFIO VITALE PER TUTTI” (Qoulet 3,19); per quanto riguarda dunque il comando “non uccidere” non esistono due accezioni possibili di “vita” e dunque esiste una sola accezione di uccidere che è privare forzatamente di quel soffio vitale (sia negli uomini che negli animali), mentre la vita appartiene solo a Dio e solo Lui può decidere quando donarla o quando toglierla: tutto ciò che è sulla terra è di Dio, l’uomo può (e deve) amministrarla ma non può appropriarsi di ciò che non è suo, “Del Signore è la terra contiene” (Salmo 24,1).

I profeti più volte hanno corretto il popolo e gli amministratori del culto, parlando con le parole di Dio: il più delle volte oltraggiati (Isaia 53) o derisi (Geremia) mai si sono stancati di esortare il popolo di Dio ed annunciare la Verità che il popolo, la tradizione religiosa, la casta sacerdotale aveva manomesso più volte.

Nel campo che stiamo analizzando è particolarmente d’aiuto Geremia in particolare nel suo discorso al tempio: egli afferma chiaramente che Dio mai ha comandato i sacrifici né umani (Geremia 7,31) né animali (Geremia 7,22) e afferma chiaramente che anche il comando di uccidere l’agnello non è mai stato pronunciato ma che anzi la sua reale volontà è stata totalmente travisata. Il popolo mangia carne, ma Dio ha comandato diversamente:

“ Aggiungete pure i vostri olocausti ai vostri sacrifici e mangiatene la carne . IN VERITA’ IO NON PARLAI NE’ DIEDI COMANDI SULL’OLOCAUSTO E SUL SACRIFICIO AI VOSTRI PADRI, QUANDO LI FECI USCIRE DAL PAESE D’EGITTO, MA QUESTO COMANDAI LORO: ASCOLTATE LA MIA VOCE! Allora io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo, e camminerete sempre nella strada che vi prescriverò, perché siate felici. MA ESSI NON ASCOLTARONO né prestarono l’orecchio; anzi procedettero secondo l’ostinazione del loro cuore malvagio e invece di voltarmi la faccia mi hanno voltato anche le spalle, da quando i loro padri uscirono dal paese d’Egitto fino ad oggi. Io inviai a voi tutti i miei servitori ,i profeti, con premura e sempre eppure essi non li ascoltarono e non prestarono orecchio. Resero dura la loro cervice, divennero peggio dei loro padri. Tu dirai loro queste cose, ma essi non ti ascolteranno; li chiamerai ma non ti risponderanno” (Geremia 7, 21-27).

Da questo brano emerge il compito del profeta quale “voce che grida nel deserto” (Is 40), inascoltato ma segno dell’immensa premura di Dio (“io inviai a voi tutti i miei servitori, i profeti, con premura”) che continua a richiamare il suo popolo alla legge perché sia felice (“perché siate felici”). In questo brano Geremia, come prestavoce di Dio, afferma che il comando dell’uccisione dell’agnello (che spesso è usato come pretesto dai moderni cristiani per sentirsi legittimati a mangiare carne) in realtà non è mai stato pronunciato (“in verità Io non parlai né diedi comandi sull’olocausto e sul sacrificio ai vostri padri, quando uscirono dal paese d’Egitto”). Il senso dell’Agnello è infatti il senso profondissimo della simbolizzazione di Gesù dal cui sangue abbiamo salvezza: ma questo è possibile perché Egli da Dio si è fatto uomo umiliando se stesso fino alla morte di croce (Cfn: Fil 2, 5-8).

In questo brano di Geremia Dio denuncia il “cuore malvagio” del suo popolo che non solo mangia la carne dell’olocausto ma che addirittura lo fa passare per un comando divino, allora Egli precisa: continuate pure così sembra dire con una tragica ironia- ma sappiate che questa non è mia volontà.

I passi nell’antico testamento sono moltissimi, e meritano un approfondimento specifico , tuttavia per non perdere il filo del piano di salvezza universale e l’escatologia biblica utile a questo elaborato è sufficiente capire che lo stadio dell’uomo (anche religioso, anche dei sacerdoti) dopo il peccato è quello di essere lontano da Dio e dalla necessaria armonia che ne consegue e che Dio ha provato continuamente nella storia a riportare a sé all’uomo attraverso gli strumenti della legge e dei profeti; fino all’avvenimento massimo: l’incarnazione del Verbo che è il vero punto di svolta e speranza di totale redenzione (e dunque possibilità di ritorno al Regno di Dio) che è la nascita di Gesù Cristo.

Con la venuta di Cristo l’uomo ha la possibilità di ottenere la redenzione totale attraverso il sacrificio compiuto da Cristo, Vero ed Unico agnello capace di togliere il peccato “Ecco l’agnello di Dio, ecco Colui che toglie il peccato del mondo” (Giovanni 1,29).

Con la venuta di Cristo e con il suo sacrificio della croce Egli da all’Uomo la capacità di ritornare a quello stato perfetto come era stato pensato da Dio nella creazione originaria, Cristo riabilita l’Uomo a divenire nuovamente “immagine e somiglianza” di Dio.

Questo stato di uomini nuovi determina automaticamente il “riacquisto” di tutte le caratteristiche con cui Dio ci ha creato, tra cui l’essenza di Amore (“Dio è Amore” I Giovanni 4,8) che comprende di certo le caratteristiche dell’uomo prima del peccato, tra cui appunto il veganismo.

La creazione essendo sottomessa all’uomo (Genesi 1,26) non può redimersi da sé ma deve essere redenta dall’uomo che a sua volta deve lasciarsi redimere da Cristo. Dice infatti San Paolo nella lettera ai romani:

“La creazione stessa attende con impazienza la rilevazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità –non per suo volere ma per volere di colui che l’ha sottomessa- e nutre pure lei la speranza di essere liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto” (Romani 8,19-22).

Un uomo totalmente redento dal lavacro di Cristo non può non avere tutte le caratteristiche dell’Adamo-somigliante-a-Dio, un uomo totalmente redento da Cristo non può quindi non essere (anche) vegano e custode della creazione tutta.

Quando la prospettiva di redenzione sarà ultimata (e ciò dipende esclusivamente dall’uomo, poiché Dio ha già fatto tutto offrendosi totalmente in dono) l’uomo “tornerà” capace di custodire il creato, le creature e smettere di ucciderle.

A quel punto essendo il creato a lui sottomesso e di lui specchio anch’esso tornerà all’armonia iniziale e primordiale. Ricordiamo che nella Genesi anche gli animali stessi sono vegetariani, non esistono animali carnivori prima del carnivorismo dell’uomo; questo potrà avvenire perché il creato fa da specchio al cuore dell’uomo: infatti quando nel cuore dell’uomo c’era l’armonia con Dio anche nel creato c’era armonia e pace; viceversa quando l’armonia ha smesso di esistere nel cuore dell’uomo (a causa della libera scelta di dividersi da Dio) la pace ha smesso di esistere anche nel creato che è divenuto anch’esso violento e disordinato in relazione alla violenza ed al disordine dell’uomo.

Il ritorno allo stato originario dell’uomo porta con sé il ritorno allo stato originario di tutta la creazione; Isaia infatti è stato concesso di vedere profeticamente l’era messianica (l’era cioè portata dal Messia) ed una di quelle caratteristiche è proprio l’armonia nel creato e il veganismo non solo degli uomini ma degli animali:“il leone si ciberà di paglia come il bue” (Isaia 11,7) a segno che la redenzione dell’uomo è completata ed ha saputo portare alla redenzione anche la creazione a lui affidata.

“Il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà.”(Isaia 11, 6) questo “fanciullo” è proprio il simbolo dell’uomo tornato alla suo stato originario, all’uomo che è stato reso capace da Cristo di ritornare nel Regno di Dio: dice infatti Gesù “Se non vi convertirete e non diventerete come fanciulli, non entrerete nel Regno dei Cieli” (Matteo 8,3), in questo capitolo Isaia ribadisce ben tre volte questo stato di innocenza umana attraverso la figura del fanciullo prima, del lattante poi e infine del bambino; continua infatti Isaia: “La mucca e l’orsa pascoleranno insieme; si sdraieranno insieme i loro piccoli. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca dell’aspide; il bambino metterà mano nei covo di serpenti velenosi. Non agiranno più iniquamente ne saccheggeranno tutto il mio santo monte, perché la saggezza del Signore riempirà il paese” (Isaia 11,7-9).

A quel punto (cioè quando l’uomo avrà smesso di agire iniquamente verso Dio, verso se stesso, verso le creature e verso il creato) dice Isaia inizierà ad instaurarsi il Regno di Dio, si compirà la Gerusalemme Celeste dove Dio dimorerà con gli uomini ormai ritornati alla sua somiglianza dopo essere stati lavati dal sangue di Cristo (cfn: Ap 14, 4b).

“Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno il suo popolo ed Egli sarà il Dio-con-loro” (Ap 21, 3).

“ Ma prima è necessario che avvengano tutte queste cose”

Marilena Bogazzi per Associazione Cattolici Vegetariani

[1]

Salvo dove diversamente specificato la traduzione è la “TOB” (Traduction Oecuménique de la Bible)

[2]

Per uomo si intende qui “umanità” nel senso biblico di non divisione tra maschio e femmina

[3]

Traduzione dei settanta

[4]

SE VUOI COLTIVARE LA PACE, CUSTODISCI IL CREATO; MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
BENEDETTO XVI PER LA CELEBRAZIONE DELLA XLIII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE