In ricordo dell’amatissimo Padre Luigi

Prefazione di Luigi Lorenzetti, al libro “il vegetarianesimo di ispirazione cristiana” di Marilena Bogazzi 2016 ed. Cosmopolis

Il vegetarianesimo non è nuovo: molti sono stati (e sono) vegetariani senza porsi particolari motivazioni, lo sono semplicemente per ragioni salutiste (salute fisica) o anche per rifiuto ideologico della carne. Non è nuovo nemmeno il vegetarianesimo per ragioni umanitarie: nell’antichità, eminenti filosofi hanno sostenuto la scelta vegetariana «perché l’animale viva».

È nuovo, invece, il Movimento vegetariano contemporaneo che, sotto diverse denominazioni, converge sulla proposta dell’alimentazione vegetariana, più o meno radicale. Nel variegato associazionismo vegetariano, in questo ultimo decennio, la voce nuova è rappresentata da cristiani (cattolici) che, come singoli e associati, sostengono e propongono la scelta vegetariana, così ci si domanda: come si collegano e si distinguono dalle altre sigle vegetariane?

In risposta, è di grande attualità la pubblicazione del libro, Vegetarianesimo d’ispirazione cristiana dell’Editore Cosmopolis. L’Autrice è sociologa, educatrice e presidente dell’Associazione Cattolici Vegetariani (ACV), che ha promosso incontri di studio e Congressi nazionali, tra questi il congresso all’EXPO di Milano (giugno 2015) su L’alimentazione nel cristianesimo: la scelta vegetariana.

La presentazione del libro si concentra, per limiti di spazio, su alcuni passaggi. Anzitutto la scelta vegetariana non è una scelta a se stante. Ha un proprio contesto che è dato dal creato (universo, cosmo), e tutte le creature (animate e inanimate), considerato nell’orizzonte di amore di Dio creatore (I); così, altro rilevante passaggio, dal creato, opera di amore di Dio, deriva un’etica di amore che si traduce in giustizia, solidarietà e armonia nel rapporto al creato e alle sue creature (II); un ulteriore importante passaggio riguarda la testimonianza di Santi e Sante che hanno vissuto uno stretto rapporto Creatore-creature (III).

I. il creato nell’orizzonte dell’amore di dio creatore

Il Vangelo (sacra Scrittura, messaggio cristiano) è, per la Chiesa e per i cristiani, la fonte primaria per la comprensione del creato (universo, cosmo) e di tutte le creature. È una comprensione che, pur partendo dalla fede, sa confrontarsi con la filosofia (o filosofie) e con altri saperi che, sotto diversi aspetti, si occupano del creato e delle realtà che lo compongono.

La teologia del creato (universo), in base alla parola di Dio, evidenzia che l’amore di Dio è all’origine della creazione e di tutte le creature; che la salvezza è di tutte le creature: flora, fauna, ed elementi naturali.

1. L’amore di Dio è all’origine del creato e di tutte le creature

È un dato teologicamente acquisito e riproposto con chiarezza da Papa Francesco: «Il mondo proviene da una decisione, non dal caos o dalla casualità … La creazione appartiene all’ordine dell’amore (il corsivo è aggiunto). L’amore di Dio è la ragione fondamentale di tutto il creato […]. Così, ogni creatura è oggetto della tenerezza del Padre, che le assegna un posto nel mondo». E, con immediata convinzione, aggiunge: «Perfino l’effimera vita dell’essere più insignificante è oggetto del suo amore e in quei pochi secondi di esistenza, Egli lo circonda con il suo affetto».[1] Nel disegno di Dio, ogni creatura ha una sua dignità, un suo posto, un suo destino.

E questo è vero anche se la teoria dell’evoluzione mostra una plausibilità scientifica. Il cristiano non è costretto a scegliere tra la teologia della creazione e la teoria (teorie) dell’evoluzione: scienza e fede sono ambiti diversi, ma non contrapposti. Le conoscenze scientifiche, se procedono con metodo scientifico (non ideologico), sono occasioni per scoprire le meraviglie del creato e delle sue creature. Credere in «Dio creatore del cielo e della terra» non è messo in questione dalla teoria (teorie) dell’evoluzione. Il dialogo tra scienza e fede è fruttuoso per l’una e l’altra e va promosso con senso critico ma senza diffidenze aprioristiche.

Nella prospettiva del creato, opera dell’amore di Dio creatore, si comprende il «dominio» affidato all’essere umano, uomo e donna, «creato a immagine e somiglianza di Dio» (Gen 1, 27): è dominio che è servizio, responsabilità, precisamente «custodia e coltivazione» (Gen 2, 15). Purtroppo, si deve riconoscere che il dominio, di cui parla la sacra Scrittura, è stato piegato, nel corso della storia, a legittimare un atteggiamento prometeico (padronale) nei confronti del creato e delle sue creature. Anche i cristiani, soprattutto negli ultimi due secoli a partire dalla rivoluzione industriale e dalle scoperte scientifiche, anziché condizionare la cultura dominatrice e sfruttatrice della natura, si sono lasciati condizionare, anzi si sono prestati a volte a legittimarla. Il significato del dominio può essere adeguatamente compreso in riferimento a Dio Creatore, unico Signore e Padrone del cielo e della terra. «Così ci si rende conto che la Bibbia non dà alcun adito a un antropocentrismo dispotico, così che non s’interessi delle altre creature».[2]

2. La salvezza è di tutte le creature

La storia della salvezza, nelle tre grandi fasi (creazione, redenzione ed escatologia), comprende tutte le creature (animate e inanimate) e non soltanto l’essere umano e la comunità umana.

La teologia contemporanea, sia pure con un certo ritardo, ha saputo restituire alla salvezza cristiana la visione unitaria, universale e cosmica che, nel pensiero tradizionale, si era alquanto persa.

Creazione

«Tutte le creature devono la loro esistenza alla parola creatrice di Dio. Egli le chiama all’esistenza (Gen 1: «Sia»); ed esse sorgono, obbedendo («….e così fu»). Attraverso il loro semplice esistere, testimoniano di “rispondere” affermativamente alla volontà di Dio».[3] La parola creatrice di Dio non è circoscritta nel tempo, va oltre il tempo, è per sempre e per tutte le creature, umane e non umane, e gli stessi elementi fisici. Nulla viene distrutto di quanto Dio ha creato e che Egli segue con la sua Provvidenza, che è come una creazione che continua.

Redenzione

Il creato, con il peccato delle origini (peccato originale) e con i peccati che si sono succeduti nella storia, ha perso l’armonia originaria e unitaria che regnava a ogni livello: religioso, umano e cosmico. La creazione, tuttavia, non è andata alla deriva, è raggiunta, fin dall’inizio, dalla promessa della redenzione che riguarda tutte creature umane e non umane. La salvezza universale della creazione è già in atto nell’evento Cristo e, con Lui, va verso il compimento dell’«ultimo giorno».

Escatologia

Così la creazione, attraverso l’evento Cristo, massimamente nel suo mistero di morte e di risurrezione, si collega all’escatologia, alle realtà ultime che annunciano la ricostruzione dell’armonia perfetta a ogni livello: religioso, umano e cosmico. Il futuro ultimo del creato, e di tutte le creature, è descritto con efficace linguaggio narrativo e simbolico _ tra altri profeti ricordati nel libro _ dal profeta Isaia (11, 6-8): «Il lupo dimorerà con l’agnello; […] il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. […] Il leone si ciberà di paglia come il bue». Non c’è più bisogno del comando «Non uccidere», perché tutte le creature vivranno.

È necessario avvertire che la speranza (certezza) delle realtà ultime non conduce a evadere da questo mondo, dalle sofferenze e contraddizioni di questo mondo. Conduce, invece, all’impegno per costruire e anticipare, per quanto è possibile, la salvezza di Dio nel presente storico.

Si arriva, così, alla questione etica, la questione, cioè, del bene/male morale che accompagna da sempre l’essere umano e solo l’essere umano, uomo e donna: in quanto dotato di ragione e di libertà, pur negli inevitabili limiti creaturali, non può non domandarsi se il suo comportamento, verso il creato e le creature, sia giusto/ingiusto (buono/cattivo, morale/immorale).

II. dal creato nell’orizzonte dell’amore di Dio, deriva un’etica dell’amore

Dalla comprensione del creato, e di tutte le creature, nell’orizzonte dell’amore di Dio creatore, deriva un’etica che ha, nell’amore/carità, il principio (valore) più alto. L’amore identifica Dio (Deus caritas est);[4] di conseguenza identifica l’essere umano, creato a immagine e somiglianza di Dio; la sua vocazione è, pertanto, vocazione ad amare: Dio, il prossimo e _ non per semplice aggiunta _ il creato e le sue creature.

In realtà, la morale tradizionale cristiana ha alquanto trascurato e dimenticato il rapporto con il creato, e le sue creature. I teologi morali hanno approfondito e discusso molto sui peccati contro Dio, contro il prossimo, ma non così sui peccati contro il creato e le sue creature.

È importante e urgente, pertanto, restituire il creato e tutte le sue creature, all’etica dell’amore, quale compendio di tutta la morale cristiana.

Il comandamento dell’amore non è un comandamento, sia pure il più importante, ma è il comandamento; gli altri comandamenti (ad es., Non uccidere), non sono che determinazioni ed esigenze, a volte minimali, del primo e unico comandamento.

L’amore non è una virtù, sia pure la più grande delle altre, ma è la virtù che comprende tutte le altre e, tra queste, la virtù della giustizia. L’amore che disattende la giustizia è un falso amore.

1. L’amore al creato e a tutte le creature

Non è forse vago romanticismo includere tutte le creature nell’orizzonte dell’amore? Il magistero ecclesiale attuale non ha esitazioni o incertezze: «L’uomo può e de­ve amare anche le cose che Dio ha create. Da Dio le riceve e le guar­da e le onora come se al presente uscissero dalle mani di Dio».[5] Un insegnamento che ha uno sviluppo sorprendente nella recente Enciclica, Laudato Sì di Papa Francesco (2015).

C’è chi ama il creato, e le sue creature, perché è un bene per lui; così si astiene dal danneggiare e dal distruggere, perché si risolverebbe in danno per lui. La morale cristiana va oltre l’amore egoista e orienta a un amore oblativo: tutte le creature sono termine di rispetto e di amore, perché, prima di essere utili (valore strumentale), sono un valore e un bene per se stesse (valore finale). È efficace l’avvertimento di un filosofo laico, a riguardo degli animali: «Eguagliare un’auto a un animale sulla base della loro utilità, senza ri­conoscere la più fondamentale differenza tra di loro, quella cioè a livel­lo dell’essere, è un errore metafisico destinato a produrre le più gravi conseguenze pratiche».[6]

2. L’amore è il criterio fondamentale di giudizio morale

L’essere umano, uomo e donna, di fatto ha rapporti con il mondo animale. «La stragrande maggioranza della gente mangia abitualmente gli animali e ne indossa ai piedi le pelli, quasi tutte le medicine che prende e i prodotti chimici che usa per la casa sono stati testati sugli animali, in ogni caso, nello stesso momento in cui mette un piede fuori di casa, entra nel mondo degli uccelli, degli insetti e di tutte le specie selvatiche».[7]

In questo contesto, si pone inevitabilmente la questione etica: qual è il giusto comportamento? Dalla sacra Scrittura non ci sono le risposte bell’e pronte; i problemi, che si pongono nella storia, sono nuovi rispetto all’uomo biblico e, anche se sono uguali, si presentano in termini nuovi.

Dalla sacra Scrittura, tuttavia, derivano i valori (i principi) anzi il valore, il principio fondamentale, e questo è l’amore/carità. Non c’è, pertanto, alcun problema sul quale il giudizio morale resta sospeso, indifferente e relativo, così da ritenere che una scelta equivale a un’altra anche se opposta e contraddittoria.

In riferimento all’amore/carità (valore.bene supremo), la Chiesa e i cristiani discernono tra le scelte possibili, o di fatto praticate, quale sia conforme (o più conforme) alle esigenze dell’amore/carità (oblativo) o, viceversa, lo contraddica.

In applicazione si può considerare la questione vegetariana, e non solo.

La questione vegetariana

La scelta vegetariana ha certamente un solido fondamento nella sacra Scrittura, anche se non è risolutivo, categorico e incondizionato. La Chiesa cristiana (cattolica) non impone obbligo né per l’uno né l’altro tipo di alimentazione, ma questo non vuol dire che l’uno equivalga all’altro. Come, allora, comprendere la differenza?

In riferimento all’more/carità (per ripetere, principio fondamentale, assoluto nella molare cristiana) è manifesta la differenza tra scelta vegetariana e carnivora. In applicazione, la scelta vegetariana è conforme (più conforme) e vicina (più vicina) al comandamento dell’amore e, come esigenza minima dell’amore, al comandamento Non uccidere.

Non è superfluo ricordare che la scelta vegetariana, sebbene attualmente minoritaria, trasmette un messaggio che è di tutti: conduce a comprendere la differenza abissale tra il mangiare carne per necessità e la coltivata industria della carne, fatta di mattatoi, allevamenti intensivi, trasporti nel patimento degli animali, macellazione, qual è invalsa e praticata nelle società cosiddette avanzate.

L’amore, come prima esigenza, dà spazio alla giustizia. Così, i cattolici vegetariani non possono non sentirsi in sintonia con «le numerose associazioni attente sia alla giustizia sociale globale sia all’ambiente che suggeriscono la riduzione o eliminazione di una dieta al fine di sfamare le crescenti popolazioni umane, in un mondo caratterizzato da risorse limitate… Si stima che il bestiame consumi, come minimo, tre volte (ma alcuni dicono sette volte e anche più) la quantità di cibo che essi restituiscono sotto forma di carne, uova e latte, e che il settore zootecnico sia responsabile di un quinto di tutte le emissioni di gas serra». [8]

Altre questioni sul rapporto con gli animali

Il medesimo criterio fondamentale (amore/carità (oblativo) conduce a formalizzare il giudizio morale su altri costumi o abitudini e impedisce che restino nell’indifferenza e nel relativismo. Così, il giudizio morale non resta sospeso o indifferente sulla caccia per sport o per divertimento; la confezione di vestiti di lusso (pellicce); la vivisezione animale per motivi di ricerca medica; le feste sadiche, le corride e i combattimenti fra animali, abbandoni e maltrattamenti. Sono comportamenti, individuali e collettivi, che contraddicono le esigenze minime dell’amore umano e cristiano e della giustizia che è inseparabile dell’amore.

III. La testimonianza

La testimonianza è più efficace di discorsi teorici, pur necessari, per comprendere il rapporto tra l’essere umano, uomo e donna, il creato e tutte le creature (animate e inanimate). In questa prospettiva, il libro presenta numerose figure di Santi e di Sante che testimoniano quanto possa essere spontaneo e immediato il passaggio dal Creatore alle creature e, viceversa, dalle creature al Creatore. Sorprendenti episodi mostrano quanto l’amore sia intelligente e conduca a comportamenti, anche straordinari, ma che appaiono del tutto ordinari.

Per concludere, il vegetarianesimo d’ispirazione cristiana, motivato da solide ragioni di fede e di ragione, può diventare, nelle società secolari e pluraliste, Vangelo (Lieto Annuncio) dell’amore di Dio verso tutte le creature, così da indurre a vivere in armonia con tutte le creature.

Il dialogo, nelle società secolari, non ha bisogno di mettere tra parentesi la visione di fede; non sarebbe di utilità per nessuno. È importante, invece, mostrare, con la parola e soprattutto con la prassi, che la fede (messaggio cristiano) è profondamente umano e razionale. In questa prospettiva, il libro offre un qualificato contributo per chiarezza di metodo e di contenuto. La scelta vegetariana, d’ispirazione cristiana, nella sua motivazione di amore-rispetto-giustizia verso gli animali, mira a raggiungere le coscienze per via della convinzione e non tanto per via del permesso/proibito.

[1] Papa Francesco, enciclica Laudato Si (2015) 77.

[2] Ibid., 68

[3] M. Kehl, “E Dio vide che era cosa buona”. Una teologia della creazione, Queriniana, Brescia 2009, 61-62.

[4] Benedetto XVI, enciclica Deus caritas est (2005).

[5] Gaudium et spes 37.

[6] F. Schumacher, Piccolo è bello, Mursia Editore, Milano 1973, 85.

[7] Cf. Deborah M. Jones, Animali e pensiero cristiano, EDB, Bologna 2013, 5-6.

[8] Ibid., 52-53.