Associazione Cattolici Vegetariani e Assovegan unite contro la mattanza degli agnelli; per l’occasione in esclusiva un estratto dal libro “il vegetarianesimo di ispirazione cristiana, uomini e animali nel prensiero divino” a questo link:

“I SACRIFICI”

Non tutti i sacerdoti dell’Antico Testamento sacrificavano animali: una delle più interessanti figure del Vecchio Testamento è Melchisedek, Re di Salem e sacerdote del Signore. E’ una figura molto misteriosa, una delle prime a simboleggiare la venuta di Cristo.
In Genesi 14,18 Melchisedek benedice Abram offrendo PANE E VINO e non immolando animali. E’ proprio per questo che è sempre stato visto come una prefigurazione del Cristo. Cristo è sacerdote SECVNDVM ORDINEM MELCHISEDEK, ovvero non per discendenza di sangue (come erano soliti essere sacerdoti i Leviti) ma per aver offerto il Suo Corpo e il Suo Sangue SECVNDVM ORDINEM MELCHISEDEK. Ancora oggi nella formula di ordinazione dei sacerdoti c’è TV ES SACERDOS IN AETERNVM, SECVNDVM ORDINEM MELCHISEDEK.

Esemplare è la denuncia di Geremia:
“ Aggiungete pure i vostri olocausti ai vostri sacrifici e mangiatene la carne . IN VERITA’ IO NON PARLAI NE’ DIEDI COMANDI SULL’OLOCAUSTO E SUL SACRIFICIO AI VOSTRI PADRI, QUANDO LI FECI USCIRE DAL PAESE D’EGITTO, MA QUESTO COMANDAI LORO: ASCOLTATE LA MIA VOCE! Allora io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo, e camminerete sempre nella strada che vi prescriverò, perché siate felici. MA ESSI NON ASCOLTARONO né prestarono l’orecchio; anzi procedettero secondo l’ostinazione del loro cuore malvagio e invece di voltarmi la faccia mi hanno voltato anche le spalle, da quando i loro padri uscirono dal paese d’Egitto fino ad oggi. Io inviai a voi tutti i miei servitori ,i profeti, con premura e sempre eppure essi non li ascoltarono e non prestarono orecchio. Resero dura la loro cervice, divennero peggio dei loro padri. Tu dirai loro queste cose, ma essi non ti ascolteranno; li chiamerai ma non ti risponderanno” (Geremia 7, 21-27).

Anche Isaia da voce al Signore per esprimere contrarietà al sacrificio animale
“Il sangue di tori, agnelli e capri Io non lo gradisco” (Isaia 1,11b)
Osea arriva ad affermare che il compiere il rituale di sacrificio non solo è inutile per espiare peccati ma addirittura aggiunge peccato al peccato già commesso:
“Con i loro sacrifici rendono più profonde le loro infedeltà” (Osea 5,2)
“ Quanto ai sacrifici che mi offrono, immolano carne e la mangiano; il SIGNORE non li gradisce. Ora il SIGNORE si ricorderà della loro iniquità” (Osea 8,13)

Il senso del “sacrificio” vero, quello che ci rende sacri, viene sancito all’interno della Bibbia nella sua vera valenza che racconta quali sono i veri sacrifici graditi a Dio:
“Offrano sacrifici di lode e raccontino le sue opere con gioia!” (salmo 107,22)
“Praticare la giustizia e l’equità è cosa che il SIGNORE preferisce ai sacrifici” (Proverbi 21,3)
“Poiché io desidero bontà, non sacrifici, e la conoscenza di Dio più degli olocausti” (Os 6,6)
“Amarlo con tutto il cuore, con tutto l’intelletto, con tutta la forza, e amare il prossimo come se stesso, è molto più di tutti gli olocausti e i sacrifici” (Matteo 12,33)
“ voi, come pietre viventi, siete edificati per formare una casa spirituale, un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo” (1Pietro 2,5)

Partendo dalla lettura di questi testi possiamo meditare sul vero senso di “offrire la vita al Signore” che è ascoltare la Sua Parola e metterLa in pratica, non versare sangue innocente.
A decretare la fine dei sacrifici animali è il Nuovo Testamento, quando San Paolo afferma che una volta avvenuto il sacrificio di Cristo (l’ultima cena, la sua crocifissione, la sua risurrezione) si è compiuto un sacrificio perfetto che sarà valido per sempre e rende pertanto inutile ogni sacrificio: noi cristiani infatti sappiamo bene che l’unico capace di darci salvezza è Gesù Cristo, è Lui che ci rende sacri compiendo in noi attraverso la Grazia la santificazione nella misura in cui siamo disposti ad accoglierla.
Alla luce di ciò appare difficile comprendere perché ancora oggi molti praticanti sono convinti che a Pasqua occorra mangiare carne di agnello: la tradizione di uccidere cuccioli per Pasqua non è una tradizione cristiana (Gesù stesso nell’ultima cena non mangiò l’agnello[1]), non serve per espiare peccati, porta morte e violenza nel giorno che festeggia la Vita, non ha alcuna ragione spirituale di esistere e non tiene conto della salvezza portata da Colui che quel giorno viene celebrato nella sua Risurrezione.
A tal proposito la recente dichiarazione dell’Arcivescovo Castoro:
“La Pasqua Cristiana non ha nulla a che fare con la strage di milioni di agnellini in quanto Cristo, vero agnello pasquale, ha immolato se stesso per riscattarci dalla malvagità, dalla ingiustizia e da tanti altri mali che affliggono l’uomo e il creato”[2]

[1] Si veda a tal proposito l’Omelia di Papa Benedetto XVI in occasione della celebrazione “Coena Domini 2007)
[2] http://www.newscattoliche.it/arciv-castoro-a-pasqua-no-mattanza-agnelli/